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Proprio quest’anno, nel 2019, entrerà in vigore uno strumento di controllo che verrà utilizzato dall’Agenzia delle Entrate, il Risparmiometro. Tale dispositivo fu introdotto dal Governo Monti all’interno del decreto Salva-Italia, che sarà operativo a breve.
Il decreto in questione autorizza l’Agenzia delle Entrate ad attuare controlli fiscali su tutti i conti correnti esistenti sul territorio italiano. Conti di qualsiasi tipo, senza distinzioni di reddito o altro.
In precedenza questo genere di controllo poteva essere operato esclusivamente su determinate categorie di conti correnti, ovvero su quelli delle S.r.l (Società a responsabilità limitata), ma ciò che ha esteso il controllo ad ogni tipo di conto corrente è stato il lascia passare, arrivato ad aprile, del Garante per la protezione dei dati personali.
In poche parole ci saranno molti più controlli sia da parte della Guardia di
Finanza che da parte dell’Agenzia delle Entrate. Le due istituzioni potranno esaminare tutti i movimenti dei cittadini e i loro risparmi, e incrociando tutti i dati rilevati si avrà l’obiettivo di trovare eventuali somme di denaro nascoste al fisco e quindi non dichiarate.
I controlli inizieranno in modo selettivo analizzando in primis i contribuenti che hanno effettuato degli acquisti sostanziosi oppure coloro che hanno effettuato grosse transazioni di denaro non giustificate dallo stile di vita e dallo stipendio percepito.
Il Risparmiometro funzionerà confrontando da un anno all’altro il saldo del conto corrente, con l’obiettivo di rilevare incongruenze tra quanto si è depositato e risparmiato, e soprattutto, tra quanto si è notificato nella dichiarazione dei redditi.
Nelle righe successive vedremo come funziona nel dettaglio questo strumento di controllo e come si può agire per difendersi affinché non si venga accusati di evasione fiscale o peggio di attività illecita.
Il Risparmiometro non è altro che un software e il suo algoritmo è impostato per andare ad eseguire controlli su ogni tipo di rapporto finanziario. Verranno quindi esaminati nel dettaglio: i fondi pensione; le polizze assicurative; i rapporti fiduciari; le obbligazioni, le azioni e i titoli di Stato; le carte di credito; le carte deposito; i buoni fruttiferi; i libretti postali; i conti correnti postali e bancari; i fondi di risparmio di gestione collettiva.
Verranno presi i dati della situazione reddituale di un individuo e incrociati con quelli della dichiarazione dei redditi. In caso di scostamento emerso equivalente o superiore al 20% si procederà ad un ulteriore accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Nel caso in cui vi fossero redditi non dichiarati, su di essi verrà applicata l’imposta dovuta, già battezzata come “tassa sui risparmi”.
Il cittadino che verrà chiamato ndagli uffici delle Agenzie delle Entrate per eventuali chiarimenti sullo scostamento del 20% potrebbe essere, ad esempio, un individuo che guadagna 2000 euro ogni mese e non effettua nessun tipo di movimento dal suo conto, come il pagamento di bollette o il semplice prelievo di contanti. Tutto questo potrebbe far insospettire gli enti di controllo e far presupporre che il suddetto individuo abbia delle entrate non dichiarate e quindi “in nero”.
Quando il contribuente verrà chiamato dall’Agenzia delle Entrate dovrà dimostrare al funzionario del fisco che il denaro in suo possesso non è il risultato di evasione fiscale o attività illecite.
Per difendersi dall’accusa di evasione fiscale è molto importante che il cittadino dichiari e documenti tutte le spese effettuate e inoltre deve spiegare la provenienza di tutti i soldi che utilizza per effettuare gli acquisti.
È importante che tutti i cittadini siano a conoscenza dei propri diritti ma anche dei propri doveri, ed è consigliabile di fare attenzione e non sottovalutare i nuovi controlli che verranno attuati al fine di evitare qualsiasi possibilità di avere problemi con il fisco e finire per incorrere in brutte conseguenze.